La lectio magistralis di Botta “Ho un debito verso Bellano”

di Giancarlo Colombo
LA PROVINCIA

L’incontro. Il ritorno del grande architetto nei luoghi dell’amico Vitali «Ho rivisto il paese con occhi diversi, sorpreso dalla sua animazione»

«Ho un debito di riconoscenza nei confronti di Bellano. Per questo voglio dedicare questa serata a Germana, la moglie di Giancarlo Vitali. Mi ha sempre invitato a casa sua e oltre ad essere una cuoca sopraffina si è dimostrata la donna appropriata per un artista come Giancarlo».
Con queste parole il grande architetto Mario Botta ha iniziato la “lezione” sulla sua architettura, “tra sacro e profano”, tenuta ieri pomeriggio in un affollato Cinema di Bellano.
È stato il primo incontro della nuova edizione della rassegna “Il bello dell’Orrido“, organizzata da ArchiViVitali, in collaborazione con il Comune di Bellano e curata dal giornalistaArmando Besio.

La storia, i luoghi, gli uomini

Proprio quest’ultimo ha presentato Botta e la sua opera, ricordandone i tratti essenziali e soprattutto il significato di un “fare architettura” che per l’architetto ticinese ha un forte significato etico ed una grande attenzione alla storia dei luoghi e degli uomini.
Nel suo intervento, Botta ha voluto soffermarsi ancora su questo suo ritorno a Bellano: «Ho rivisto il paese con occhi diversi e mi ha sorpreso l’animazione delle sue vie, una dimensione che comporta tempo e predisposizione diversa rispetto alla frenesia delle città. È il dono che la vecchia Europa ci offre con i suoi centri storici, uno straordinario antidoto alla confusione che ci circonda».
L’architetto ha poi parlato di alcune sue realizzazioni ricordando come l’architettura sia lo specchio del suo tempo e non tradisca mai la tensione etica da cui è alimentata.
Attraverso la proiezioni di numerose immagini Botta, ha concentrato il proprio intervento sull’analisi di alcuni edifici sacri e altri “profani”. Tra questi le chiese di Mogno (Canton Ticino), Monte Tamaro (Canton Ticino) e Seriate (Bergamo), la cappella di Granato (Austria) e la chiesa di San Rocco (Sambuceto, Chieti). E, poi, la scuola di Morbio inferiore (Canton Ticino), il museo MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea (Rovereto), l’hotel Twelve (Shangai), il rifugio Fiore di pietra (Monte Generoso, Canton Ticino) e il Teatro dell’Architettura di Mendrisio, progetto donato dall’architetto all’Accademia di Architettura da lui fondata. Una carrellata che ha permesso ai tanti presenti di immergersi dentro l’opera di uno dei più grandi architetti viventi.

Un’analisi approfondita

Un’approfondita analisi che ha confermato concretamente quanto sottolineato dallo stesso architetto: «Costruire è di per sé un atto sacro, un’azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura».

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