La storica Fonderia dove nasce la “Barca” di Velasco Vitali

CORRIERE DELLA SERA
LA LETTURA

Grandi artisti di oggi e di ieri sono passati in cent’anni alla storica Fonderia artistica Battaglia, oggi di Matteo Visconti, cui sono dedicate due pagine sul nuovo numero del supplemento. E qui anche l’artista Velasco Vitali ha fuso con la tecnica della cera persa la sua scultura in bronzo, Barca, che sarà il premio per i vincitori della Classifica di qualità de «la Lettura»: lo scrittore Sandro Veronesi e la traduttrice Silvia Pareschi.

La cerimonia di premiazione si svolgerà lunedì 24 febbraio, a Milano, al Piccolo Teatro Grassi (ore 18.30, via Rovello 2, prenotazioni sul sito fondazionecorriere.it), con la consegna dei riconoscimenti. Interverranno alla cerimonia Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere, e Luciano Fontana, direttore del «Corriere della Sera», oltre a numerosi scrittori. L’organizzazione del premio de «la Lettura» è possibile grazie alla generosità degli amici di «Burgo Group».


La fabbrica del bronzo

di Gianluigi Colin
LA LETTURA

Rochelle Goldberg, con una sorta di spavaldo basco portato sulle ventitré, è intenta a cesellare la sua ultima scultura di bronzo. È in un’ampia sala della Fonderia Battaglia, avvolta da un cappotto per proteggersi dal freddo, ed è attorniata da tre ragazzi in tenuta da lavoro e concentrati nell’ascoltarla per seguire le indicazioni sul da farsi. D’altronde, l’artista canadese che vive tra New York e Berlino, qui, nel grande spazio della Fonderia è come se fosse a casa: nel 2018, è stata la vincitrice del «Battaglia Foundry Sculpture Prize», il premio internazionale che celebra e gratifica la nuova generazione di artisti che si avvicinano alla scultura in bronzo. Un riconoscimento molto speciale, unico in Italia, che rappresenta un’interessante sfida culturale nella volontà di legare la scultura di bronzo ai linguaggi dell’arte contemporanea, oggi, sostanzialmente poco frequentata, soprattutto dagli artisti sotto i quarant’anni. E Goldberg, che di anni ne ha 35, è uno dei tanti esempi di questa relazione tra materia dell’arte, processi creativi e quel prezioso supporto di esperienza, professionalità e dedizione che ogni artigiano offre all’artista nella creazione dell’opera.
Il punto è qui, spesso dimenticato se non addirittura rimosso. Quanto contano questi silenziosi custodi di sapienze lontane che dietro le quinte danno forma e sostanza alle visioni degli artisti? Citi sono questi portatori di saperi tramandati da generazione a generazione? Certo, qui, tra i capannoni della cittadella di Lambrate, Milano, dove Battaglia si è spostata da un anno dalla storica sede di via Stilicone, proprio grazie a questi sconosciuti angeli custodi, tutto lascia suggerire l’idea di una grande, misteriosa, promessa. Per un artista qui tutto appare possibile. E qui, gli autori relativamente giovani come Rochelle Goldberg, sembrano muoversi con voracità, sapendo che un luogo carico di memoria è anche ricco di un’energia invisibile e offre aiuto, sicurezza, protezione. Un’energia capace di nutrire, arricchire, di donare nuove suggestioni e progetti.
In questo senso, la storica Fonderia Artistica Battaglia, con i suoi cent’anni e con la lunga storia di rapporti con i più grandi scultori del passato, rappresenta un esempio importante, non certo unico nel panorama italiano (ci sono almeno 30 fonderie d’arte sparse nel Paese) ma senz’altro Battaglia è un’eccellenza: per l’accoglienza, il servizio e le potenzialità espressive (in questo caso davvero uniche) simboleggiate dalle oltre 150 diverse formule (tenute segrete) di patine che la fonderia mette a disposizione degli artisti. Un vero sostegno creativo. Lo conferma, con etica «nordica», la stessa Goldberg, tanto da affrontare un lungo viaggio da New York per raggiungere la sede di Lambrate: «Non trovo giusto fare confronti e quindi non voglio fare nomi di altre fonderie con cui ho lavorato fuori dall’Italia, ma sicuramente la ricchezza di contributi tecnici, operativi e la qualità professionale e umana che ho trovato qui, è davvero unica».

[…] Anche un artista come Velasco Vitali da anni ha un costante rapporto con la fonderia, storicizzato anche da un poetico film (Il gesto delle mani) che lo vede protagonista nell’atto della creazione di una delle sue sculture più iconiche: uno dei suoi celebri cani che spesso colloca come parte di un branco, recentemente esposti anche in una grande installazione a Torino, alla Reggia di Venaria. Il film, che ha la regia di Francesco Clerici, è stato premiato al festival di Berlino, e vede tre protagonisti: da una parte le mani dell’artista, i suoi gesti lenti, quasi sofferti, meditati, da alchimista che opera un’autentica e antichissima trasmutazione. Dalla forma di cera al metallo. Dall’altra, la Fonderia Battaglia, con la sua storia, la sua mitologia, i suoi lavoratori che operano sicuri e silenziosi, capaci di trasformare un’idea in materia da guardare, toccare, accarezzare. In una parola: scultura. Infine, terzo protagonista, il tempo. La vera straordinarietà della fusione di una scultura in bronzo è che nell’era della più sofisticata tecnologia, nella contemporaneità del digitale, del 3D, nei giorni dell’esplorazione spaziale e dei robot che modellano il marmo, la creazione di una scultura in bronzo con la tecnica della cera persa è esattamente la stessa di quella del 3500 avanti Cristo. Quel rito è rimasto lo stesso. Come se il tempo si fosse fermato. Così, come si realizzavano le piccole sculture sumere dedicate a oscure divinità, oggi ci celebra quell’antica sapienza attraverso un’estetica del gesto messa a punto attraverso una stratificazione di sensibilità, talento e misteriose conoscenze, ricche della stessa lontana magia.

[…] Chi andasse in questi giorni a fare visita alla Fonderia Battaglia, resterebbe colpito dall’universo labirintico delle tante sale dedicate ai gessi, alla fusione, ai ceselli. Ma in particolare vedrebbe intorno a sé tante barchette (esattamente 33) pronte per le nuove edizioni limitate: barchette di carta, barchette di cera, barchette di bronzo. Nel reparto in cui si realizzano le colate di fusione, Velasco Vitali e Matteo Visconti, stanno discutendo sulla particolare patina da dare alle barchette in vista della consegna del premio de «la Lettura»: il riconoscimento del libro dell’anno è stato appena assegnato a Sandro Veronesi. E sarà lui a portarsi a casa una speciale e unica, per patina e forma, barchetta di bronzo. Attorno, la squadra di giovani operai in tuta d’amianto sono intenti a sollevare il crogiolo con il metallo fuso: ogni «barchetta» è realizzata partendo dalle vere pagine del giornale (quelle che ora state leggendo) e piegate come si faceva da bambini. Ne risultano piccole opere, tutte diverse, a loro modo intime, che attingono alla memoria dell’infanzia, e che diventano metafora del viaggio nell’infinito del mare della lettura. In quel flusso senza confini, per dirla alla Deleuze, di una «ripetizione differente». Ma in questo caso, con un sentire poetico.

Velasco Vitali prende in mano una delle sue barche e sussurra a Matteo Visconti: «Vede, la barca di carta per me è il sogno della navigazione. È il gioco che regala l’illusione di poter organizzare una flotta e attraversare l’oceano». E continua sorridendo: «La barca in bronzo è il simulacro di quest’utopia condensata, una velleità riflessa nella materia che l’ha generata. È la voce che sale a bordo, con l’infantile convinzione che prendere il largo e sbarcare è il modo più semplice per entrare in felice relazione con il mondo».

Ecco, questo è quello che può fare una semplice, piccola, ironica barchetta di bronzo!

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