Può deprimere l’idea che tutto sia già stato detto o scritto e che, soprattutto chi si diletta di scrivere, non faccia altro che ripetere cose già dette, con l’unica variante di utilizzare almeno parole nuove.
Sono davanti all’ennesimo scempio ambientale perpetrato a danno della mia terra, assunta in questo momento a campione e simbolo di ogni altri territorio depredato.
Grazie allo spettacolo che ho sotto gli occhi (horribile visu, detto così, tanto per usare la lingua di chi ha già scritto tutto), estendo la riflessione d’avvio a un altro campo dell’agire umano, quello specifico dell’edilizia assassina.
Mi sovviene infatti uno dei tanti episodi riferiti da Polieno nei suoi “Stratagemmi politici e di guerra” opportunamente editi da Il Melangolo, tradotti e curati da Francesco Chiossone. Faccio riferimento al capitolo dedicato alla manipolazione e all’episodio concernente l’iniziativa di Ificrate che, a corto di soldi convinse, oppure costrinse?, i suoi amministrati a demolire e vendere le parti sporgenti delle loro dimore: a loro spese naturalmente, così che costoro si videro costretti a sborsare enormi somme di denaro onde impedire che le abitazioni venissero deturpate. In sostanza mi pare che il buon greco, dopo aver messo in tasca i denari relativi alle concessioni edilizie del tempo, stretto dalla necessità abbia dapprima dichiarato fuorilegge ciò che egli stesso o il suo governo aveva permesso e poi emanato una sorta di condono edilizio, naturalmente a pagamento. Mutare tutto per non mutare niente mi pare il senso di questa mossa, volta a mettere in circolazione denari, visto che con tutta probabilità quelle case, prima dichiarate fuorilegge e poi condonate, restarono tali e quali.
Ora, resta da vedere se da qui a mille o duemila anni le costruzioni che al momento ho sotto gli occhi potranno assurgere a testimonianza di antichità degne di assurgere all’attenzione di archeologi o semplici curiosi dell’antico oppure resteranno, se resteranno, limpido esempio di un cattivo gusto che con l’antichità condivide solo un certo bisogno di far cassetta.
Andrea Vitali
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