Gli svizzeri, che sagome!

Siamo solo delle comparseGli svizzeri, che sagome!

A quell’uscita masticai in fretta, deglutii poi, a bocca vuota, da persona ben educata chiesi il perché di quell’uscita al commensale che stava di fronte a me. Ero a una cena infatti. Di varia natura gli ospiti, un po’ di tutto, da esperti in matematica a esperti di niente. Come quello che stava di fronte a me e che s’era aggregato a un resoconto di viaggio nella Svizzera romanda per dire che anche lui era da poco stato nel Canton Ticino e quindi uscirsene con quell’espressione.

Gli svizzeri, che sagome!

Gliene chiesi ragione. Volevo sapere cosa avesse visto di così particolare da spingerlo a usare quel termine, “sagome”, che nell’accezione dialettale va ben al di là del suo significato definito dal vocabolario. Ridendo, e con la bocca piena, il soggetto prese a raccontare di essersi trovato in un ristorante elvetico con la necessità di mingere. Recatosi nel luogo comodo si era trovato di fronte a un singolare tratteggio inscritto sulla ceramica verso la quale dirigere il mitto; tre tacche, tre segnali posti a distanza l’uno sopra l’altro il cui significato era spiegato da un avviso a lato dell’orinatoio: ognuno di loro segnalava la potenza del getto, ergo la necessità o meno di mettere in discussione con un urologo la propria prostata.
“E te come vai?”, sorse da una sedia da qualche parte all’altro capo della tavola.
La risposta si perse nell’aria perché la moglie del soggetto vi si sovrappose lamentando di essere stata tenuta all’oscuro della faccenda fino ad allora.
“Sarebbe piaciuto provare anche a me”, aggiunse l’idiota.
“Ma non puoi mia cara”, l’avvisò un’altra delle voci convitate.
“In effetti”, disse lei, “per una donna… fare certe cose in piedi…”.
Altri occhi maschili si puntarono su di lei, la pietà chiuse le bocche di tutti: era affare privato, e del marito, chiarire un certo aspetto dell’anatomia a quella “sagoma” di sua moglie.
Indi giungemmo al dessert e al caffè.

Andrea Vitali

(Ndr. I necessari termini medico-scientifici, per quanto pochi, sono opera del redattore. Sostituiscono quelli, definiamoli basali, utilizzati dal convitato in corso di narrazione).

 

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