Piccolo bar

2-cantinagiancarlovitali.jpgDentro al piccolo bar si sentiva a suo agio. Guardava le lattine delle bibite e sorrideva. Si appoggiava a una estremità del bancone, non dava noia ai clienti. Pensava alla musica della corrente elettrica. Agli scheletri dei piccioni dentro le vecchie case abbandonate e al tubare di quelli che danneggiavano le grondaie. Quando apriva la bocca per parlare ripeteva la scritta che aveva letto su un cartello, “Attenzione alle discese”. Era una dicitura che gli faceva venire caldo, gli faceva sentire un odore di vecchie lenzuola, richiami cui non aveva mai risposto.

La domenica il piccolo bar era chiuso, la sua saracinesca dall’alba al tramonto rifletteva le ombre delle auto che passavano. Stava a guardarlo dalla finestra di casa e si sentiva come un vecchio giornale sportivo. Non che gli piacesse questo sport o quell’altro. Ma il profumo sì. Quello dei quotidiani del giorno prima. Ne amava le pieghe, le pagine stropicciate. Gli capitava di pensare al suo avambraccio guardando le macchine che passavano nella strada sotto la sua finestra, vedendo quei pezzi di corpo umano che sporgevano dai finestrini, come se non ci fosse attaccato altro. Perché faceva sempre caldo le domeniche in cui il piccolo bar era chiuso.
Ci fu poi la storia di quel bambino che venne investito proprio una domenica, proprio davanti alla saracinesca chiusa del piccolo bar.
Lui disse, “Accidenti”, quando lo vide finire sotto la macchina. Il giorno dopo dentro al piccolo bar il proprietario continuava a dire “Proprio qui”.
Pochi giorni e poi tutto ritornò come prima, dentro al piccolo bar si stava bene come sempre.

Andrea Vitali

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