“Viaggio in un borgo d’autore”

di Lara Leovino
BELL’ITALIA

Quattro sedi, fra cui Palazzo Reale, celebrano a Milano il pittore bellanese Giancarlo Vitali, classe 1929. Siamo andati alla scoperta del borgo che ha ispirato la sua arte. Una terra d’acqua e di roccia, ricca di angoli pittoreschi, vedute maestose, atmosfere autentiche. Ad accompagnarci il romanziere Andrea Vitali, che a Bellano vive e lavora.

2017.07.01 Bell'Italia.jpgSi dice che nei paesi sul Lario si vive con un piede nell’acqua e l’altro sulla montagna. Il borgo di Bellano non fa eccezione, stretto com’è fra i riverbesi del lago e le possenti pendici dei monti della Valsassina. Fin dall’antichità in questi luoghi si cresceva a pesce e polenta, e gli abitanti sembrano aver conservato questa doppia anima di pescatori-montanari, con lo sguardo sempre puntato all’acqua ma i piedi ben piantati a terra.
Il celebre scrittore Andrea Vitali, bellanese doc, ci spiega che il paese è vissuto ai margini della storia e ciò ne ha preservato l’atmosfera, autentica come autentici sono i suoi concittadini. Un’innata riservatezza la loro che talvolta sconfina in indolenza nei confronti delle novità e di tutto ciò che è “foresto”.

NELLE TELE DI VITALI L’ANIMA DEL BORGO
Il fascino di Bellano però sta anche in questo: siamo in uno dei punti più belli del versante orientale del lago di Como, un palco sul Lario con vista privilegiata sulla sponda di Menaggio. Eppure non c’è traccia di negozietti di souvenir, di baracchini aperti 24 ore, di ristoranti con foto di improbabili piatti tipici. Nei bar s’incontra soprattutto la gente del posto, quella che rive quotidianamente il paese, che conosce tutti per nome, che si ferma per un caffè o per una chiacchiera, in un lento susseguirsi di sorrisi, saluti e scambi di battute. Volti, scorci, sguardi, espressioni che si ritrovano nei dipinti del maestro Giancarlo Vitali, pittore di Bellano di fama internazionale, legato allo scrittore Andrea non solo dal cognome (molto comune in paese) ma anche da una grande e lunga amicizia. Ed è proprio attraverso i pennelli di Giancarlo Vitali – celebrato a Milano da quattro mostre in più sedi – che scopriamo angoli, monumenti, suggestioni, personaggi di questo lembo appartato di Lario. Il paese è stato ed è ancora una musa per l’artista, che dalla finestra del suo studio lo respira, lo scruta, lo esamina. In realtà Bellano non è sempre stato ai margini della storia, la sua posizione strategica quasi al centro del lago è sfruttata già in epoca romana. Nel 905 diventa sede estiva dell’arcivescovo di Milano, da cui deriva l’adozione del rito ambrosiano. Alla fine del ‘200 il borgo e le sue valli sono sotto il controllo della famiglia patrizia dei Torriani; tra il ‘300 e il ‘400 è la volta dei Visconti e poi degli Sforza che ne fanno uno degli scali portuali più importanti del Lario. Nell’800, sotto gli Austriaci, viene realizzata la strada a lago, e con l’Unità d’Italia arriva il primo collegamento ferroviario. Ma sono i grandi stabilimenti tessili, come la filanda Gavazzi e il cotonificio Cantoni, a portare a fine ‘800 lavoro e benessere nel territorio. Fino agli anni 70 del ‘900 Bellano è un paese industriale, non toccato dal turismo, noto ai viaggiatori solo per le interminabili code di andata e ritorno dalla Valtellina. Un via-vai d’auto che finisce definitivamente con la costruzione nel 1987 della superstrada, consolidando il carattere appartato di questo angolo di Lario.

DAL LUNGOLAGO AI VICOLI DEL CENTRO STORICO
Il borgo ben rappresenta la doppia anima, d’acqua e di montagna, del laghée, come orgogliosamente ama definirsi chi abita sulle sponde del lago di Como.
La passeggiata comincia dopo una sosta al bar Arrigoni, con i tavoli pieds dans l’eau davanti all’imbarcadero. Attraversata l’ariosa piazza Tommaso Grossi si percorre il lungolago all’ombra di platani e ippocastani. L’antico porto di Bellano incornicia increspature e riflessi e offre allo sguardo l’ondulata sponda occidentale, con i suoi paesini abbarbicati alla montagna o lambiti dall’acqua. Lungo la costa orientale cattura l’attenzione una lingua di terra distesa sul Lario: è il promontorio verde di Dervio, mentre alle spalle appare il profilo compatto e rassicurante del monte Muggio.
Lo scenario cambia radicalmente addentrandosi nel borgo attraverso le viuzze che conducono nel centro storico. Dalla luminosità del lungolago si passa alle penombre dei vicoli. La strada maestra del paese è la lunga e stretta via Manzoni, su cui affacciano edifici medievali, corrili barocchi e archi settecenteschi. Intorno è tutto un intrecciarsi di case addossate le une alle altre. Stradine e scalinate salgono verso la montagna fino agli orti, quasi alle propaggini dei boschi. E da qui raggiungono il santuario di Lezzeno, dal cui piazzale si gode una vista maestosa sul lago.
Nel cuore del borgo ci sono le chiese: per prima quella dedicata a Santa Marta, eretta nel XV secolo; all’interno si è accolti dalle potenti figure a grandezza naturale del Compianto sul Cristo mono. Si tratta di un gruppo ligneo formato da nove statue dai volti molto espressivi, realizzato nel 1518 da Giovan Angelo del Maino. Pochi passi più in là e si raggiunge piazza San Giorgio dominata dal tempio trecentesco dei Santi Nazaro e Celso. La facciata gotica è in pietra nera e bianca di Varenna e presenta un magnifico rosone in terracotta invetriata, mentre sopra il portale troneggia un fiero Sant’Ambrogio. Non si può parlare di Bellano senza citare il suo “dinosauro”, così Andrea Vitali chiama l’antico cotonificio Cantoni, gigantesco edificio al centro del paese. Costruito a fine ‘800 in pietra di Moltrasio, rappresenta uno splendido esempio di archeologia industriale. Per quasi un secolo è stato il cuore pulsante della Bellano operosa e industriale, oggi purtroppo è abbandonato a se stesso e in progressiva decadenza.

UN PROFONDO CANYON NEL CUORE DEL PAESE
Allo stesso modo non può dirsi conclusa la visita nel borgo senza un passaggio all’orrido: una gola dall’altezza vertiginosa, formatasi oltre 10 milioni d’anni fa, un vero e proprio squarcio di natura aspra e selvaggia in pieno centro. Si attraversa lungo passerelle da cui si ammirano pozze d’acqua, anfratti, rocce a strapiombo e un’imponente cascata. Tante le leggende, anche macabre, legate a questo luogo, suggerite dalla presenza di una torre seicentesca tetra e diroccata, che tutti in paese chiamano la Ca’ del Diavol.
Tornati in piazza si sosta al fresco degli alberi sull’antico molo. Lo scultore e pittore Velasco, figlio di Giancarlo Vitali e curatore delle mostre milanesi, ci svela in anteprima il suo prossimo progetto. E’ un’installazione nel Lario dal titolo Fata morgana: rappresenta un grande platano che si eleva leggero dall’acqua. Forse l’immagine simbolica di quella fusione fra terra e lago che sembra impressa nel Dna di chi rive su queste sponde.

ANDREA VITALI | “UNA PERFETTA SCENOGRAFIA”


2017.07.01 Bell'Italia 5.jpgPer la biografia dello scrittore (e medico) Andrea Vitali parlano gli oltre 62 romanzi pubblicati, tutti ambientati a Bellano, che ne hanno fatto un caso letterario con risonanza internazionale. Il prossimo libro dal titolo Bello, elegante e con la fede al dito, edito da Garzanti, esce in libreria ad agosto.
Lo incontriamo al bar Arrigoni sul lungolago: da qui lo scrittore ci accompagna nel borgo raccontandoci con leggerezza e sorniona ironia storie, aneddoti e suggestioni. Ogni angolo del paese, dai cortili ai palazzi, dal cinema alla cartolibreria, è citato nei suoi romanzi, perché – ama ripetere – ogni luogo ha una storia da raccontare.
Quando ha capito che Bellano poteva diventare il contesto dei suoi romanzi?
Alla prima trama utile, cioè quella de Il procuratore. Dopo aver lungamente immaginato il luogo, ho capito che l’avevo sotto gli occhi, completamente arredato.
Quanto c’è dei bellanesi nei suoi personaggi?
I miei conterranei sono stati il panorama umano che ha completato quello fisico, né più né meno diversi da tanti altri esseri umani. Ma se dovessi trovare in loro un carattere particolare direi che è un certo pudore dei sentimenti che a volte li fa sembrare chiusi.
Esiste ancora uno spirito del luogo?
Lo spirito c’è, forse è cambiato, si è un po’ ammosciato, ma non nell’immaginazione dove persiste quel paese che lentamente ho scoperto.
Fra i tanti itinerari ispirati ai suoi romanzi ne consigli uno ai nostri lettori.
Quello dentro al vecchio nucleo del paese, in un’ora morta, preferibilmente estiva, nell’immediato dopo pranzo oppure a notte fonda.
E il suo posto del cuore?
Una rivetta periferica, sassosa, dove si può ascoltare il rumore dell’onda.

MILANO: OMAGGIO A GIANCARLO VITALI
Time Out, quattro mostre per un grande evento

2017.07.01 Bell'Italia 7.jpgDal 5 luglio al 24 settembre quattro musei milanesi celebrano il pittore Giancarlo Vitali. Lo fanno attraverso un’antologica dal titolo Time Out, curata dallo scultore e pittore Velasco Vitali, figlio di Giancarlo. L’esposizione, tra gli altri aspetti, mette a fuoco la forte identità territtoriale dell’artista, che sul lago è nato e ha sempre vissuto e lavorato. Le diversi sedi esplorano la poetica di Vitali da punti di vista differenti.
A Palazzo Reale si ammira il nucleo più consistente di opere: 200 dipinti e 15 disegni che illustrano 70 anni di pittura. Si parte dai quadri degli anni ’40, con tele già apprezzate da Carlo Carrà; si passa ai dipinti degli anni ’80 e ’90, esaltati da Giovanni Testori, e si chiude con lavori inediti di ultima produzione.
Al Castello Sforzesco, un’installazione di Velasco introduce alle incisioni di Giancarlo Vitali di cui sono in mostra 150 fogli.
Il Museo di Storia Naturale prosegue l’omaggio al maestro bellanese con il focus “Le forme del tempo”, dedicato ai fossili e ai ritrovamenti geologici. Un nucleo di opere realizzate dal pittore in occasione del centenario, nel 1991, della morte di Antonio Stoppani, storico direttore del Museo di Storia Naturale.
Infine alla Casa del Manzoni va in scena “Mortality with Vitali”, una riflessione sul tema della vita e della morte. Protagonisti alcuni lavori di Vitali dedicati alla natura ma anche alla sofferenza. L’idea nasce dallo scrittore Andrea Vitali che ha riscoperto un manoscritto in cui, con dovizia di dettagli, sono raccontati gli ultimi giorni di malattia di Alessandro Manzoni. L’allestimento dei quadri di Giancarlo è curato dal pittore e regista Peter Greenaway che ha trasformato le sale di Casa Manzoni in una wunderkammer ricca di rimandi ai tema della mostra e al paesaggio lacustre, caro sia a Vitali che al grande scrittore milanese.

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