La bella lingua delle piante

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Era buio, mancava ancora più di un’ora all’alba. Ogni tanto gli toccava fare quelle levatacce. Anche un sacrificio del genere aveva i suoi lati positivi. La bella lingua degli alberi era uno di quelli. La si poteva sentire solo in quell’ora di silenzio quasi totale. L’argento delle parole non dette, pensò mentre usciva dal letto.

Amava coscienziosamente l’impercettibile movimento del buio. E il bianco sporco dei muri di casa, il primo odore di gas mentre accendeva il fornello per fare il caffè. Si vestì come se fosse il suo primo giorno di vita, ammirando la piega dei pantaloni e avvertendo con piacere la rigidezza del collo della camicia: una volta fatto il nodo alla cravatta fece un respiro profondo. Poi si fece sulla porta di casa e si fermò un istante, incurante dell’aria fredda, delle vorticose particelle che sarebbero entrate nell’atrio a scombinare un invisibile equilibrio termico. D’altronde era solo così che si poteva salutare il momento irripetibile in cui il buio cominciava a cedere. Solo così, non disturbato dalle rare finestre illuminate nelle case d’altri, percepiva il segreto correre della parole tra una pianta e l’altra. Anche muovere un passo le avrebbe zittite. Indossava scarpe perfettamente lucidate la sera prima. Forse, ci fosse stata la luna piena, la loro punta orgogliosa ne avrebbe potuto riflettere la luminosità.
Rumorose, certo.
Uno scricchiolio di cuoio nuovo, forse l’eco ultraterrena dei lamenti dell’animale da cui quella pelle veniva. Ma un rumore potente, per quanto piccolo, per quanto insignificante di fronte a quello che avrebbe potuto produrre una valanga o una frana.
Toccava a lui però aprire le porte al giorno che stava iniziando.
Un piccolo rumore che sembrava potesse udire solo lui.
Non era così.
Lui lo sapeva, i suoi passi lo sapevano. Tutto ciò che gli stava intorno lo sapeva. Tutto ascoltava quello scricchiolio di passo dopo passo, e taceva, si zittiva, mascherandosi dietro le apparenze che si rendevano sempre più evidenti grazie alla luce del giorno.
Ogni cosa, ogni contorno, ogni confine avrebbe riacquistato la sua finta definizione, fino alla prossima occasione.
Qualcuno prima di lui, ragionò camminando senza fretta, aveva già compreso la bellezza, il perché dell’eseguire fucilazioni all’alba, e l’aveva tenuto per sé.

Andrea Vitali

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