Le belle bandiere sventolavano in numero di cento e più. Le guardavano estasiate, con il sorriso della libertà appena conosciuta. Non importava l’inquinamento dell’aria e nemmeno il padre operaio. Dietro il sorriso c’era la consapevolezza di un muto ritorno. Sui gradini delle loro case cresceva il muschio. Ripetevano un ritornello tornando a casa che aveva a che fare con la conoscenza dell’amore e del dolore allo scopo di liberarsi in fretta di entrambi.
Per i vicini erano quelle che abitavano lì.
Certo, i vicini quando parlavano mostravano di saperla lunga, si perdevano in chiacchiere dicendo che in fondo era tutta una ripetizione, che se ne sarebbero accorte prima o poi. Ma loro rispondevano fumando certe sigarette lunghe e sottili e guardandosi negli occhi, infastidite dal pensiero che ci sarebbe voluto del tempo per eliminare dalla vita vicini, amori e dolori.
Quando ridevano brillavano come piccole gemme, quando aprivano le finestre delle loro camere una notte valeva l’altra, i loro piedi non più calzati erano luminosi.
Le belle bandiere sventolavano in numero di cento e più durante quelle notti, saltellavano allegramente percorrendo la cresta della montagna come un’allegra compagnia che andasse incontro alla festa del nuovo giorno sotto l’occhio sincero della luna.
Avevano dita intrecciate sotto il mento, sulla fronte la loro poesia, al mattino ritrovavano il sorriso con cui presentarsi ai vicini noiosi, francamente sicure di sé. E il profumo che avevano intorno decideva chi nel corso della giornata avrebbe potuto rivolgere loro la parola e chi no.
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