Coltelli

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Il tempo delle foglie mosse dal vento finì con la morte di mio figlio.
Lo trovò mia moglie. Era ancora nel suo letto. La prima cosa che disse fu che aveva la postura di un cane.


L’autunno era alle porte, i battelli svuotati. L’orario invernale dei treni era già pubblico ma non ancora in atto. Prendevo il treno tutte le mattine per andare al lavoro. Quella mattina non lo feci. Mi fidai delle parole di mia moglie. Stetti a guardare le foglie mosse dal vento, quelle che mio figlio diceva parlassero. Dicevano anche parolacce, aggiungevo io. Non contraddissi nemmeno il dottore quando parlò di morte naturale, inspiegabile. Non era il primo caso e nemmeno sarebbe stato l’ultimo. Da un po’ di tempo giovani cadaveri raggiungevano il crematorio per disposizione ministeriale: bruciare l’invisibile.
Quella mattina anche il silenzio divenne invisibile, la sua vista si oscurò. Scomparvero le montagne, i boschi e i miei colpi di tosse da fumatore. Scomparve anche la scala di casa e non salii a vedere la postura di cane morto di mio figlio.
Non ci fu funerale ma un anonimo viaggio da casa al crematorio. A un certo punto mi parve di sentire nell’aria, nell’odore di fumo, il profumo del suo ultimo giorno di vita, capelli non tanto puliti. Lo dissi a mia moglie. Ribatté dicendo che mi illudevo perché li lavava tutte le sere.
La sera ci portarono uno stato di famiglia sul quale il nome di nostro figlio non esisteva più. Lo ritirò mia moglie, me lo consegnò. Quando il buio fu compatto, quando i soliti cani cominciarono ad abbaiare lei disse che sarebbe salita a dargli la buona notte e vedere se avesse bisogno di qualcosa.
Le risposi, certo, và pure, fallo anche per me. Sentii la sua voce che domandava e sempre la sua che rispondeva con la voce greve di sonno di mio figlio. Sorrisi perché non eravamo più in età per metterne al mondo altri. Avremmo evitato ciò che ad altri era capitato, esserne impediti chirurgicamente. Stavo ancora davanti alla finestra. Qualche luce bucava al buio. Sapevo che anche mia moglie stava per morire. Ero in dubbio sul modo che avrebbe scelto. L’avrei scoperto l’indomani. Per intanto dovevo pensare alle foglie mosse dal vento, anche se non le vedevo. Erano le ultime, non ne sarebbero più spuntate. Tutto sommato, pensai, si impiccherà.

Andrea Vitali

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