Giancarlo Vitali e Antonio Stoppani, quei dialoghi tra arte e scienza

IL CITTADINO

2017.08.31 Il Cittadino.jpgLa terza tappa del quadrilatero espositivo di “Time Out”, l’imponente omaggio che Milano regala al pittore bellanese Giancarlo Vitali si ferma, dopo aver visitato l’antologica a Palazzo Reale e il rapporto “padre e figlio” costruito a Casa Manzoni con la complicità realistico-visionaria del regista inglese Peter Greenaway, al Museo di Storia Naturale (corso Venezia 55, fino al 24 settembre). Qui, ancora una volta, Vitali dispiega curiosità e sentimento nel legare la sua fascinazione per i paesaggi e i personaggi delle sue parti (per il pittore sembra esistere non un “genius loci” da adorare o tutt’al più ripudiare, ma una comunità il cui sguardo deve posarsi al di là delle semplici apparenze, anzi…) andando a relazionare la sua opera a quella del conterraneo Antonio Stoppanti singolare figura nel panorama scientifico italiano abbagliato dal Positivismo della metà dell’Ottocento.

Rivestì più di un ruolo: fu allo stesso tempo abate, geologo, viaggiatore, scrittore – è l’autore di uno dei grandi long-seller del passato,”Il Bel Paese”- e naturalista; morì nel 1891, dopo essere stato per quasi dieci anni direttore proprio del Museo di Scienze Naturali. Ad affascinare Vitali furono gli studi che Stoppani compilò sulle formazioni sedimentarie del Triassico e Giurassico inferiore dell’Italia Settentrionale e sulla formazione geologica della Brianza. La raccolta di reperti suscitò un ciclo di opere dal titolo “Le forme del tempo” che, commissionato proprio in occasione del centenario della morte dell’abate-naturalista, riprende in chiave poetica ed artistica quelle lontane scoperte.

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