di Melisa Garzonio
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Non deve essere stato facile convincere Giancarlo Vitali a lasciarsi celebrare. A 87 anni, il riottoso artista ha lasciato la severa casa studio affacciata sul lago di Como per accompagnare a Milano la sua prima antologica: Giancarlo Vitali. Time Out, così l’ha intitolata il figlio Velasco, che ne è anche il curatore.
Una mostra complessa, costruita con le opere di una vita del maestro di Bellano e spalmata in ben quattro sedi espositive: Palazzo Reale, che ospita il corpus dei dipinti; il Castello Sforzesco, dove sono esposte 150 incisioni; il Museo di Storia Naturale, con opera dedicate ai fossili e ai reperti geologici, e la Casa del Manzoni, dove è allestito un progetto ideato dallo scrittore Andrea Vitali (di Bellano anche lui, ma non parente) sul tema della malattia e della morte, con tele dedicate alla natura e alla sofferenza.
Time out è il tempo sospeso dell’artista: sono i minuti e le ore della vita di tutti i giorni che si attraversano nel lavoro unico di Vitali. L’artista è sempre stato un tipo solitario, ma non un isolato. C’è tanto da vedere, a Milano, perché Vitali ha cominciato presto a lavorare con matita e pennello e non ha mai smesso di produrre.
Sono ben 200 le opere raccolte a Palazzo Reale (188 dipinti e 12 disegni), a coprire oltre settant’anni di attività. Ci sono i dipinti degli Anni ’40 e parte della produzione più recente, ma il cuore dell’antologica è nel gruppo di tele, grumose di colore, realizzate tra gli Anni ’80 e i ’90, dopo l’incontro con Giovanni Testori, il critico d’arte del Corriere della Sera, che peronò la causa di quell’artista così simile a lui nella resa del tormento esistenziale.
Chi è Giancarlo Vitali
Nasce nel 1929 a Bellano, sul lago di Como. Autodidatta, vince una brosa di studio all’Accademia di Brera, ma è costretto a rinunciarvi. Decide di non esporre più, ma non smette di dipingere. Nel 1983 viene riscoperto dallo scrittore Giovanni Testori: l’incontro porterà l’introverso Vitali alla sua prima mostra, nel 1985.
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