I Vitali insieme per Don Lisander

di Gianfranco Colombo
LA PROVINCIA

Andrea fa il verso dell’opera dello scrittore bellanese Balbiani mentre Giancarlo ricorda una sua degenza all’ospedale cittadino

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Dato il mortal sospiro è il titolo del nuovo volume della collana iVitali di Cinquesensi Editore. Come il solito ne sono protagonisti Giancarlo e Andrea Vitali. I disegni dell’uno fanno da supporto alle parole dell’altro, in un dialogo questa volta particolarmente efficace.
Il volume sarà presentato il prossimo 5 luglio in concomitanza con l’apertura della grande mostra “Giancarlo Vitali. Time Out“, che il Comune di Milano dedica al grande artista bellanese. L’evento espositivo, curato da Velasco Vitali, figlio di Giancarlo e artista egli stesso, coinvolge quattro sedi espositive milanesi: Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Museo di Storia Naturale, Casa del Manzoni. In quest’ultima sede l’esposizione sarà curata dal grande regista Peter Greenaway e lo spunto è nato proprio dal divertito racconto di Andrea Vitali, corroborato dai disegni che Giancarlo fece durante una sua degenza all’Ospedale Manzoni di Lecco.


Insomma, gira e rigira, Manzoni lo ritroviamo ovunque, visto che è anche il protagonista di Dato il mortal sospiro, opera in cui Andrea Vitali si diverte a fare il verso all’opera di un altro scrittore bellanese, ovvero Antonio Balbiani (1838-1889), autore dell’opera Alessandro Manzoni e i suoi scritti, uscita peraltro lo stesso anno della morte di Don Lisander (1873). Il Balbiani, autore tra l’altro del libro Lasco, il bandito della Valsassina, aveva grande ammirazione per il Manzoni ma ebbe l’infelice idea di voler entrare nella schiera dei suoi “continuatori” scrivendo I figli di Lorenzo Tramaglino. Opera che diede l’occasione al Carducci di immortalarlo ingenerosamente come “un manzoniano che tira quattro paghe per il lesso”.
Andrea Vitali ci ripropone l’opera del Balbiani su Manzoni evidenziandone i passi salienti e soffermandosi non poco sulla morte del grande scrittore e sulla sua imbalsamazione. “Per dichiarare conclusa l’imbalsamazione del nostro sono necessarie dodici sedute che occupano tre giorni, il 24, 25 e 26 maggio durante i quali gli operatori devono fare i conti anche con condizioni avverse, a cominciare dal tempo di attesa prima di darsi all’opera, onde attendere l’inizio del richiesto processo di putrefazione, è necessario che trascorrano ben 38 ore e mezza. A ciò si vanno ad aggiungere le condizioni del cadavere, martoriato in vita da un lungo decorso di malattia, cui nulla giova la temperatura decisamente alta pur se perfettamente adeguata alla stagione. ‘Ad onta di tutto ciò il processo di imbalsamazione riuscì bene’. E ne possiamo avere certezza, informati del fatto che all’operazione assistettero anche l’ufficiale sanitario Massimiliano Benato e il nobile signor Renzo Manzoni”.

Un necessario accanimento sulle vestigia del povero Alessandro, che ci riporta al tema della malattia oggetto dei disegni di Giancarlo Vitali, alcuni dei quali ritroveremo alla Casa del Manzoni a Milano. Queste opere furono esposte nel 2005 all’Ospedale Manzoni di Lecco in occasione della mostra intitolata “Cartella clinica”. Tutto era iniziato con una lunga degenza del pittore proprio al nosocomio lecchese. Incapace di star fermo Vitali cominciò a buttar giù schizzi, a fotografare quel mondo “malato”. In questo modo nacquero circa duecento disegni, 88 dei quali approdarono a quella indimenticabile mostra.
I disegni di “Cartella clinica” ci fanno attraversare la galleria penosa delle ore che non passano mai tra letti e corsie. L’artista ha poi voluto siglare ogni disegno con un titolo, un commento. Accanto ai colori dei disegni, abbiamo così una specie di fulminante commento, che pare scritto con le bombolette su un muro, su quel muro di pena. Ecco allora la “Vestaglia parade”, la “Suite con vista water”, la “Visita mattutina” o “Il tramonto al Manzoni”, sino a quel “Lui non lo sa…” che inquadra il volto scavato di un uomo roso dal male. Si tratta di un vero e proprio diario della malattina che Giancarlo Vitali ha disegnato con tutta la sua umanità, la sua ironia, il suo senso del grottesco.
“In questi numerosi, abilissimi, intelligenti, pietosi fogli, – scrive Leonardo Castellucci – Vitali ha interpretato questo strano universo ricorrendo a tecniche disegnative diverse. Ha ritratto i professionisti dell’ospedale… poi è sceso a trattare la sofferenza e la paura, quelle vere. Quelle dei malati. E allora ha rispolverato la sua formidabile abilità sciorinando carte di una rembrandtiana bellezza, ricche di grovigli segnici che creano ombre, gruni venosi, vuoti e pieni, quasi fossero antiche incisioni a bulino”.

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