Velasco e Milano

di Elena Dallorso
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Schermata 2017-06-23 alle 11.32.14.pngIn mostra al Park Hyatt quadri e sculture dell’artista comasco sul tema della città e del viaggio.

Città, mongolfiere, cani, costanti nella produzione di Velasco Vitali, sono presenti, da giugno a ottobre, negli spazi comuni del Park Hyatt di via Tommaso Grossi di Milano. Utopiche, ideali, mitiche (e centro di una riflessione nata già alla fine degli anni Novanta) sono le “Città dell’oro” alle pareti della Cupola Lobby Lounge: su sfondi di smalti dorati appaiono città contemporanee, come Napoli o Roma, anch’esse luoghi di sogno come Babilonia e Costantinopoli. «La città, dagli anni Novanta in poi fu uno dei temi che ho approfondito maggiormente, cominciando dalle città del sud e di porto. Ci fu una relazione stretta fra la materia disgregata che stavo scoprendo in pittura e che stava diventando sempre più personale e l’ammasso “anarchico” di un’urbanizzazione abusiva di certi agglomerati del sud. Ero affascinato dall’orditura apparentemente sconnessa di una città come Gela (per esempio), mi sembrava che la follia dell’abusivismo edilizio replicata in maniera seriale creasse come per assurdo delle tessiture urbanistiche ordinate», spiega l’artista. Simbolo del viaggio, dell’avventura, della fuga, sono sculture in ferro e bronzo intitolate Aria, ovvero mongolfiere che, presentate per la prima volta nella Galleria di Scultura LKFF di Bruxelles nel 2012, ora si trovano sul bancone del Mio Bar. Dice Velasco: «C’è un desiderio di fuga, di un volo liberatorio, leggero, in contrasto con un materiale pesante che sembra trattenere questa possibilità: realizzare sculture di mongolfiere e palloni aerostatici in ferro e bronzo assorbe un contrasto di fondo, un ossimoro tecnico: è il sogno di un’utopia che è possibile solo attraverso l’immaginazione». Sculture (le sue prime, cronologicamente), anche quelle dei cani. «Quando realizzo una scultura di un cane la penso sempre in relazione a un branco: il risultato è il gruppo e non un cane singolo. La tensione emotiva si crea dall’incrocio di pose, gesti, sguardi, posizioni, dalla composizione totale. Nascendo per me dalla costola della pittura, le mie sculture sono sempre pensate per una relazione tra loro o con lo spazio circostante: la tela è lo spazio che si crea attorno all’opera».

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