Addio a Vitali pittore solitario

di Gian Marco Walch
IL GIORNO

2018.07.27 Il Giorno.Milano.jpgNel paradiso dei pittori, dove, se c’è, certo gli hanno riservato un posto d’onore, ora ha l’eternità del tempo per dipingere. Uno dei suoi tre grandi amori, la pittura, insieme alla famiglia e alla sua Bellano, il paese sul lago di Como dove era nato nel 1929, fra i pescatori, dove aveva sempre vissuto, aveva ininterrottamente lavorato e dove ieri si è spento: Giancarlo Vitali, il grande vecchio dei pennelli, ultimo eroe di un’arte vissuta in una elegante solitudine, nella sua casa di via Tommaso Grossi.
«È qui, fra i suoi quadri, cullato dalla musica di Vivaldi», ci diceva ieri mattina la figlia Sara. Probabilmente sognando di dipingere: dopo un soggiorno in ospedale aveva smesso di realizzare le sue tele, meglio, le componeva con la fantasia, lui che per anni, ci aveva raccontato, deponeva la sera i colori per sognarli nella notte.
Celebrato tardi da Milano, l’anno scorso, ma con una mostra “reale”, curata dal figlio Velasco e onorata dalla collaborazione con Peter Greenaway, Giancarlo Vitali venne scoperto e appassionatamente amato da Giovanni Testori, che gli organizzò la prima mostra a Milano. E non poteva che essere così: anche lui, Vitali, innamorato di una pittura viva, con- creta e spirituale: «Che si tratti di un pezzo di carne o di una rosa…
Per me dipingere il volto, la testa di un uomo è come toccare la totalità. Ma ciò che ho cercato sempre di fare è stato restituire le mie emozioni. Ho cercato di raccontare un pezzo di storia, soprattutto pescando tra la ‘normalità’ della gente comune. Lei mi chiede: è pittura sacra o profana? Una distinzione forse non c’è». Commosso Andrea Vitali, il narratore di Bellano: «Giancarlo non sarà mai un ricordo, continuerò a parlarne al presente».

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