di Gianfranco Colombo
LA PROVINCIA
L’intervista a Velasco Vitali. Figlio, artista ma anche curatore: qui racconta come ha affrontato un compito difficile e molto emozionante
«Un Giancarlo Vitali così non è mai stato visto». Dopo mesi di lungo lavoro, queste sono le prime parole di Velasco Vitali, il figlio artista di Giancarlo, che ha curato la grande mostra milanese dedicata al padre.
In che senso questa mostra è una novità assoluta?
Partiamo dai numeri. Sulle quattro sedi dell’itinerario espositivo si possono ammirare 500 opere. A Palazzo Reale ce ne sono 200, altrettante alla Casa Manzoni, il resto al Castello Sforzesco ed al Museo di Storia Naturale. È un “troppo” di cui sono molto contento, perché consente di entrare letteralmente dentro la pittura di mio padre e riscoprire una tensione che in tanti anni di lavoro non è mai venuta meno.
Che cosa ha voluto dire per il figlio Velasco affrontare da curatore la pittura e l’incisone paterna?
È stato come guardare a una storia e ad un mondo che ha grande rispetto per i valori messi in gioco. Quello che impressiona è la tensione che attraversa tutte le opere di mio padre, identica sia quando aveva vent’anni sia oggi. La vita di tuo padre spesso la dai per scontata, ma guardandoci dentro capisci che è tutto diverso. Ho sempre considerato la sua opera come unitaria, invece mi sono reso conto che è come un’onda sismica, un su e giù che rende il tutto ancora più interessante. Lavorare sui suoi quadri e sulle sue incisioni mi ha fatto capire come non ci sia nulla di scontato in un lavoro a cui lui ha dedicato una vita intera.
Cosa aggiunge a tutto questo la curatela di Peter Greenaway per l’esposizione alla Casa Manzoni?
Sarà una sorpresa nella sorpresa. Potremmo dire che il lavoro di Peter Greenaway è stato un corpo a corpo con l’opera di mio padre, un dialogo a distanza in cui uno cannibalizza l’altro. Greenaway ha ridato alla Casa del Manzoni il cal re quotidiano di una casa borghese oggi trasformata in museo. E l’ha fatta dialogare conl’opera di Giancarlo Vitali.
Nella tua curatela hai anche lasciato dei segni personali. Come mai?
L’ho voluto fare come un omaggio all’opera di Giancarlo. La mostra a Palazzo Reale si conclude con un mio quadro in cui c’è un ritratto di mio padre ed un mio autoritratto. Al Castello Sforzesco ci sarà una mia installazione di trentacinque metri dedicata all’arte della stampa con le matrici delle opere paterne. Al Museo di Storia Naturale si troverà una sorta di installazione dedicata alla paleontologia. Sarà un grande tavolo molto simile ad un enorme fossile. Infine, alla Casa Manzoni ci si imbatterà nei miei cani, sculture che hanno girato molto.
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