di Gianfranco Colombo
LA PROVINCIA DI LECCO
L’analisi.
Parla il figlio, curatore della rassegna: “Sdoganiamo l’opera di Giancarlo da certi fraintendimenti”
Tra i tanti aspetti interessanti della mostra di Giancarlo Vitali a Palazzo Reale a Milano, uno è sicuramente quello della curatela, che sarà ad opera di Velasco Vitali, il figlio dell’artista. Quello che ci pare realmente significativo è l’approccio con cui Velasco affronterà l’opera paterna. È la seconda volta che Velasco cura un’esposizione di Giancarlo, lo aveva già fatto l’anno scorso al Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca e come allora anche questa è una bella scommessa.
“Questa di Milano è una sfida ancora più complicata di quella di Lucca – ci dice Velasco. – Là mi sentivo in un luogo extra territoriale, lontano dalla terra in cui la pittura di mio padre è nata, e quindi mi pareva di essere più libero. Qui sarà più difficile ma quello che mi interessa è sdoganare la pittura di Giancarlo da certi fraintendimenti. Ritengo sia arrivato il momento di liberarla da tutta quella patina dialettale, che l’ha accompagnata sino ad ora. Una dimensione, quella locale, che in sé non ha nulla di male, ma che penso sia ora di superare. È per me imporante sganciare lo sguardo da ciò che fino a ieri era inchiodato a luoghi comuni. Mi riferisco al Giancarlo Vitali pittore laghée, pittore del dialetto”.
Una curatela, quella di Velasco, che cercherà, di dare una nuova visione dell’opera di Giancarlo Vitali: “Secondo me, una lettura troppo didascalica del suo lavoro lo affossa. Vorrei che la mostra di Milano si sganciasse dai luoghi comuni e che la pittura di Giancarlo parlasse di se stessa facendo emergere la sua sapienza, la sua bravura esibita. Dovrà dare la possibilità di un nuovo sguardo anche critico. È un impegno non facile ma che affronto con la coscienza dell’importanza del momento”.
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