Giancarlo Vitali, timidezza da scoprire

di Francesca Amè
IL CITTADINO

2017.08.05 Il Cittadino.Lodi.jpgSe non conoscete l’artista Giancarlo Vitali, classe ’29, natali e atelier a Bellano, sulla sponda lecchese del lago di Como, prendetevi del tempo. Milano finalmente omaggia questo maestro del Novecento con una mostra complessa, curata da Velasco Vitali, che di Giancarlo è figlio e che ha seguito le orme del padre nel mondo dell’arte (celebri le sue statue di cani e sculture di grandi dimensioni). Il “timido” Vitali non occupa solo infatti un solo spazio espositivo, ma addirittura quattro: tutto il primo piano di Palazzo Reale, la sala Viscontea e l’Achille Bertarelli al Castello Sforzesco, alcune stanze del museo di Storia Naturale e – novità, tra le novità – uno dei luoghi-simbolo della cultura milanese: la Casa del Manzoni di via Morone.

Qui il noto regista inglese Peter Greenawav ha reinventato un allestimento che mescola ricordi manzoniani a oggetti, suppellettili, abiti (compreso quello del matrimonio), fotografìe e disegni della famiglia Vitali, convinto che tra i due intellettuali lombardi vi sia una profonda unità di sentire. Fulcro di tutto il progetto è Giancarlo Vitali. Time Out (fino al 24 settembre, le mostre sono a ingresso gratuito a eccezione di quella nella Casa del Manzoni) a Palazzo Reale, un’esposizione così densa di opere e sezioni da richiedere tempo e pazienza. L’arte di Giancarlo Vitali è fatta di dettagli: lo spiega bene anche il documentario di Francesco Clerici, inserito nel percorso espositivo. Si comincia il viaggio nell’universo defilato di Vitali imparando a conoscere quei personaggi che hanno segnato la sua quotidianità: i ragazzi della strada, il giovane meccanico davanti al suo garage, l’anziana nonna Regina, la splendida moglie Germana, i figli, Paola e Velasco, ritratti a varie età, e poi gli anziani dei paesi, le case che si affacciano sul lago, gli interni domestici con gli alimenti della terra e gli animali. Vitali, nonostante avesse vinto una borsa di studio per frequentare l’Accademia di Brera, non entrò mai in aula: figlio di umili pescatori, non poteva permettersi il soggiorno a Milano. Tuttavia, da intelligente autodidatta, studiò i lavori di DePisis, De Chirico, Sironi, Carra. E trovò riscontri: Carra, in particolare, apprezzò molto il suo lavoro. Ma fu alla metà degli anni Ottanta che Giancarlo Vitali ottenne il riconoscimento che gli spettava. Fu merito di Giovanni Testori: e una delle sale più commoventi della mostra è quella dedicata al sodalizio tra i due, con tele come il  a confronto diretto con i versi drammatici che ispirarono al poeta. Una mostra da non perdere.

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